Padre e figlio

Conflitti genitori figli adulti: come gestire un rapporto difficile

I conflitti tra genitori e figli, anche se ormai adulti, sono più frequenti di quanto si immagini. Archiviato definitivamente il periodo dell’infanzia, tempo in cui i litigi con i genitori erano meno frequenti e comunque legati a ragioni futili, e quello dell’adolescenza, epoca della vita in cui lo scontro generazionale è praticamente fisiologico, resta l’età adulta ricca di nuove problematiche molto più serie rispetto al passato.

I conflitti tra genitori e figli adulti

I conflitti tra genitori e figli ormai abbastanza cresciuti sono indubbiamente legati a qualcosa di irrisolto che purtroppo ci si porta dietro sin dalla più tenera età. Ciò può esser vero tanto per l’una quanto per l’altra parte. Iniziamo però con il considerare il punto di vista di mamma e papà.

I genitori, non è difficile capirlo, vivono per legge di natura una lunga serie di traumi legati alla crescita del loro pargolo: se sanno svolgere il loro mestiere, per così dire, devono insegnare ai bimbi a diventare indipendenti, quindi a staccarsi dalle sottane di mamma ed ad abbandonare il nido.

Accettano così di perdere il loro ruolo di guide, di non essere più al centro del piccolo mondo della loro creatura che, da adulto, ha allargato i propri confini e si è legato in maniera viscerale ad altri individui (gli amici ed il partner).

Distacco genitori figli

A questo punto il rapporto tra genitori e figli diventa in qualche modo alla pari, almeno per un certo periodo di tempo, almeno sin quando i primi, a causa dell’età soprattutto, non finiranno per dipendere dagli altri in una sorta di rapporto rovesciato.

Nella fase di mezzo non mancano i conflitti: i figli infatti spingono per avere ancora più autonomia e lo fanno utilizzando tutti i mezzi propri di un adulto, i genitori dal canto loro si sentono ancora in diritto di criticare alcune decisioni. La suocera non approva la donna scelta dal figlio come compagna di vita, è il più classico dei cliché, il padre avrebbe voluto che la sua bambina non avesse accettato di andare a vivere lontana dalla città d’origine, madre e padre faticano ad accettare il coming out del figlio e quant’altro.

La cosa grave è che tutti questi conflitti, percepiti come consigli da una parte e rimproveri o limitazioni di libertà dall’altra, finiscono per allontanare le due parti o per essere acuiti dalla presenza della nuova famiglia creata dal/la figlio/a che spesso mal tollera le ingerenze dei genitori nella sua gestione della vita privata.

Rispetto reciproco

E’ chiaro che situazioni del genere, onde evitare di spingere l’una o l’altra parte a tagliare del tutto i ponti, necessitino di risoluzioni immediate. Alla base della riappacificazione tra i contendenti deve esserci la volontà di chiarire, migliorarsi ed archiviare definitivamente il passato. Inutile rinfacciarsi qualcosa, far pace per poi cadere sempre negli stessi errori o, peggio ancora, costruire un rapporto sul non detto. Chiaramente tutto ciò sarà più difficile da farsi se le persone coinvolte hanno indole prevaricatrice o poco propensa all’immedesimazione ed all’ascolto, ma, si dice, “volere è potere”.

Basterebbe infatti così poco per migliorare la situazione: da un lato bisognerebbe capire che i genitori si trovano costretti, dopo una vita, a fare i conti con il trauma del nido vuoto. Nello stesso periodo magari vanno anche in pensione. Le due cose insieme li fanno quasi sentire dei vecchi arnesi, delle persone inutili a cui in qualche modo bisogna offrire sostegno psicologico.

I figli però devono sperimentare in prima persona la vita, devono prendere le loro decisioni per crescere e non diventare degli inetti. E’ vero che i genitori rimarranno sempre tali così com’è vero insomma che i figli a volte sembrano non aver mai superato la fase della ribellione adolescenziale. La soluzione? Stabilire dei limiti invalicabili e, se necessario, chiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta.

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