Gravidanza

Posizione podalica: le tecniche per girare il piccolo

Il momento del parto è sempre più vicino e, tra una preoccupazione e l’altra, la futura mamma sta in ansia anche perché il suo piccolo ha optato per la vita comoda: perché girarsi e prepararsi alla nascita? Si sta tanto bene nel pancione della mamma!

In questi casi è possibile (non sempre ma con una discreta percentuale di successo) indurre il piccolo a lasciare la posizione podalica; bastano soltanto un po’ di esperienza e tanta pazienza…

Girare bambino podalico: le tecniche in uso

Se dovessero dirvi che, a distanza di pochi giorni dal parto, il vostro bimbo non si è ancora posizionato a dovere, non temete. Prima di disperare infatti potete chiedere al vostro medico, al chiropratico o all’ostetrica di sottoporvi a dei trattamenti specifici che spesso spingono il bebè a… rivedere la sua posizione. Eccole nel dettaglio.

Medicina alternativa

Non volete ricorrere al medico? Se preferite affidarvi alla medicina alternativa sappiate che in questi casi vale di solito il principio tutto orientale che ciascuna parte del corpo, anche la meno importante o raggiungibile, è costantemente percorsa da canali di flusso energetico. Su questi meridiani esistono dei punti precisi che, se adeguatamente stimolati, sciolgono i blocchi energetici che causano il malfunzionamento dell’organismo.

Tali manipolazioni possono avvenire tramite tre diverse tecniche:  sollecitando la stimolazione con aghi, attraverso l’uso di oggetti particolarmente caldi oppure ancora grazie ad una giusta pressione da esercitare sui punti critici.

Ad oggi ci sono ancora delle remore su questo approccio medico, ma qualcuno è pronto a giurare che esso funzioni davvero ed in maniera poco invasiva e più salutare per il corpo. Vediamo nel dettaglio quali sono le procedure che la medicina orientale mette in atto per far compiere al bebè la capriola che lo prepari alla nascita.

Moxa

La tecnica moxa, nota anche come moxibustione, rientra a pieno titolo nell’alveo delle pratiche alternative utilizzate dalla medicina orientale per guarire o guidare il corpo. Il terapeuta, tramite un grosso sigaro fatto di artemisia, tocca più volte i mignoli dei piedi in punti ben precisi.

Una volta appresa la tecnica, il trattamento potrà essere ripetuto più volta anche dal compagno della donna. Si badi però che l’oggetto emana un odore caratteristico e non sempre esso viene considerato gradevole.

Agopressione

Se l’idea di lasciarsi sbruciacchiare i piedi non vi convince, optate per l’agopressione. In questo caso il terapeuta agisce semplicemente massaggiando, ancora una volta i mignoli dei piedi, al fine di stimolare il bimbo a cambiare la propria posizione.

Un consiglio: recatevi alla seduta sempre in compagnia di qualcuno che possa ripetere il trattamento nella privacy di casa vostra.

Agopuntura

Sull’agopuntura c’è poco da dire: tutti la conosciamo, non molti però sono propensi a farsi infilzare qui e là da minuscoli aghi che trafiggono la pelle. In questo caso verrebbero stimolati i tanti punti del corpo connessi all’utero e al basso ventre in generale.

Ginnastica dolce

A volte, anche se ad oggi la teoria appare priva di effettivo fondamento scientifico, viene consigliato alle future mamme di praticare una sorta di ginnastica dolce finalizzata all’allargamento dell’utero. Verificatasi questa condizione, il piccolino si sentirebbe stimolato a girare la testolina nel verso giusto.

Alla donna viene quindi insegnata la cosiddetta posizione a botticella (ossia quella particolare postura che invita la paziente a disporsi a 4 zampe sul pavimento ed ad inclinare la testa sulla mani a loro volta appoggiate a terra quasi come una sorta di cuscino. Questa postura andrà ovviamente mantenuta per qualche tempo) oppure ancora le si chiede di sdraiarsi sulla schiena ponendo qualche cuscino al di sotto del bacino.

Versione cefalica esterna

La versione cefalica esterna, molto più comunemente indicata con il nome di manovra di rivolgimento, è una tecnica utilizzata dai medici per cercare di convincere il bambino ad abbandonare la posizione podalica e a spostare la testolina verso il canale vaginale. Tale pratica deve ovviamente essere effettuata da personale esperto.

Essa non è per niente dolorosa, ma necessita di un certo tipo di competenze ed attrezzature. Gli specialisti infatti manipolano il pancione della mamma nel tentativo di spostare il piccolo. Per agevolare il loro lavoro e far sì di monitorare costantemente la situazione, essi si avvalgono di solito di un macchinario per le ecografie e di alcuni farmaci che, una volta somministrati alla donna, fanno sì che l’utero si distenda, agevolando non poco la manovra.

Tale tecnica però non sempre può essere applicata. Se la mamma ha già avuto un parto cesareo o delle perdite ematiche è meglio lasciar perdere. Stesso discorso vale nel caso in cui il ritmo cardiaco del piccolino sia anomalo o se il liquido amniotico è scarsamente presente. Questa pratica, ad oggi, sembra la più accreditata tra i medici e gli specialisti in genere.

Strategie new age

Alcune teorie un po’ new age prevedono di risolvere infine il problema con un approccio particolare: Christine Graf, una nota ostetrica attiva in Germania, sostiene che per convincere il piccolo ad effettuare finalmente la capriola più importante della sua vita, basta rilassarsi e parlare con il bambino. Ciò potrebbe essere ottenuto tramite diverse tecniche.

Si badi comunque che anche in questo caso nessuna prova scientifica ha ancora bollato come efficaci queste pratiche. Di sicuro comunque esse non rappresentano un pericolo né per la mamma né per il bambino, anzi, sembrano metterli comunque in contatto psichico ed emotivo.

La pallina sonora

Sulla pancia della partoriente viene lasciata scorrere una pallina che emette dei suoni. Essa attirerebbe il piccolo, ormai in grado di percepire il mondo esterno, e lo spingerebbe a girarsi perché, attratto da quel giochino, vorrebbe in qualche modo seguirlo.

Viaggio nell’utero

Sotto precise indicazioni dell’ostetrica, la futura mamma verrebbe invitata a compiere un viaggio all’interno del suo stesso utero. Qui incontrerebbe per la prima volta suo figlio a cui chiederebbe per quale motivo non abbia ancora deciso di girarsi verso l’osso pubico.

Concentrandosi sul bebè e sulle sue probabili risposte, per così dire, la donna sarebbe stimolata a rivelare all’ostetrica le sue paure e le sue ansie più nascoste e, probabilmente, capaci di agire anche sul bambino inibendolo.

La madre insomma dovrà liberarsi di materiale inconscio di scarto, rasserenarsi e trasmettere questo senso di rilassatezza al piccolo che a questo punto sarà pronto a girarsi.

Aptonomia

In questo caso il canale di comunicazione tra mamma e figlio diventano le mani. La donna infatti viene sollecitata ad accarezzare il pancione; questi movimenti vengono puntualmente percepiti dal piccolo. A livello emotivo per il bebè essi rappresentano l’amore materno, sono rassicuranti e piacevoli al punto che spesso i nascituri cambiano posizione per poter seguire il movimento delle mani di mamma.

Dopo qualche giorno di trattamento, quando cioè il piccolo avrà imparato a conoscere il tocco di chi lo tiene in grembo, le carezze andranno direzionate verso il basso ventre ed il bambino, pur di goderne, lascerà la posizione podalica.

Un parto senza rischi

Molte mamme, una volta rassegnatesi alla cocciutaggine del figlio che portano in grembo, decidono di non intervenire e lasciare il bimbo in posizione podalica. Pensare di partorire in maniera naturale però in questo caso è da incoscienti: il bimbo infatti correrebbe moltissimi rischi e, come del resto è risaputo, pochissimi medici sono in grado di garantire in queste circostanze alle future mamme e ai loro bebè un considerevole margine di sicurezza.

Che fare allora? La soluzione è soltanto una: se, nonostante vari tentativi, il piccolo non si è mai girato nella posizione più corretta e se non si intende metterlo in pericolo, si deve ricorrere al cesareo. Contrariamente a quanto pensano molte donne, questa scelta non è così negativa come si potrebbe credere: è vero che non si vive pienamente il momento del parto, ma è anche vero che si protegge il proprio bimbo. Tale scelta è la più ovvia e consigliata in questi casi e, non per niente, è stata avallata anche da una precisa documentazione medica e dalle Linee guida del Ministero della salute.

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